Un anno di carcere per l’uomo che ha schiaffeggiato la moglie su TikTok

Un momento dell’udienza del processo al Tribunale Penale di Soria. / Conca Ortega

Viene condannato come autore di un reato di maltrattamento in ambito di violenza sulle donne per aggressione “davanti a migliaia di persone”

EP Lunedì 27 febbraio 2023, 13:21 Il Tribunale Penale di Soria ha condannato a un anno di carcere l’uomo che ha schiaffeggiato la moglie mentre stava effettuando una diretta attraverso il social network TikTok. Viene condannato come autore di un reato di maltrattamenti in ambito di violenza sulle donne per aggressione “davanti a migliaia di persone”. La pena prevede il divieto di tre anni di avvicinarsi a meno di 300 metri dalla persona, abitazione e luogo di lavoro della vittima e di comunicare con essa con qualsiasi mezzo o procedura, diretta o indiretta. Allo stesso modo, è condannato ad altri tre anni di privazione del diritto di possedere e portare armi, secondo la sentenza emessa questo lunedì dalla Corte Superiore di Giustizia di Castilla y León e raccolta da Europa Press. Il giudice ha stimato, una volta valutata la prova nel suo insieme, che “l’imputato, in modo pubblico e notoriamente, davanti a migliaia di persone, ha aggredito la moglie, con l’intenzione di minare la sua integrità fisica e umiliarla in pubblico.” Parimenti, ha aggiunto che “senza che sia accertato che abbia causato lesioni, si è trattato di un abuso palese e reale, che soddisfa tutti i requisiti previsti dall’art. 153, comma 1 cp e procede la condanna dell’imputato quale autore di un reato di maltrattamento del lavoro nell’ambito della violenza sulle donne.

Denuncia della vittima

Nella sentenza, il magistrato ha chiarito che “nei reati di violenza di genere non è necessaria la denuncia della vittima, e la pena deve essere data una volta nota la sua commissione”. In tal senso, ha rilevato che «il semplice fatto della trasmissione in diretta dello schiaffo è sufficiente perché i poteri pubblici dispieghino l’ambito di tutela della vittima, indipendentemente dal fatto che essa si riconosca tale». Il giudice ha precisato che “non è giustificazione dell’aggressione, né significa che non sia punita, il fatto che la vittima acconsenta e giustifichi lo schiaffo”. “Nei reati di violenza sulle donne, come in tutti i reati di lesioni gravi, il consenso della persona aggredita è irrilevante e la punizione procede in tutti i casi”, avverte il giudice.

Dolore

Nel graduare la sentenza, il giudice ha tenuto conto che l’uomo “ha picchiato la vittima in pubblico, davanti a migliaia di persone, con lo scopo, oltre che di provocarle maltrattamenti fisici, di umiliarla e sminuirla davanti ai suoi amici e conoscenti; ha imposto il suo dominio sulla moglie sui social network, senza che il fatto di essere in diretta gli facesse cessare la sua aggressività; e si è sentito offeso da ciò che era stato detto a sua moglie e ha reagito aggredendola in pubblico”. “Questa condotta merita il maggior rimprovero penale che la legge consente, merita il massimo della pena da infliggere, poiché l’imputato non è capace di rispettare la moglie, nemmeno in pubblico”, afferma la sentenza. Inoltre, «questa condotta si è già ripetuta in precedenti occasioni, in quanto la vittima ammette di aver ricevuto, prima di tali fatti, due percosse».

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