María Teresa Fernández de la Vega durante un incontro con il Ministro della Presidenza, Félix Bolaños / ep
Il presidente, il cui sostituto è Herrero de Miñón in attesa della sua sostituzione, vuole rimanere nell’organismo come direttore permanente
Le dimissioni di María Teresa Fernández de la Vega da presidente del Consiglio di Stato, rivelate oggi nonostante la donna dimissionaria avesse discretamente comunicato le sue intenzioni qualche giorno fa, apre un altro vuoto nelle istituzioni del Paese, afflitto da una crisi senza precedenti nella magistratura che si è accordato con la partenza della presidenza del CGPJ e della Corte Suprema di Carlos Lesmes. La partenza della prima donna a diventare vicepresidente del governo spagnolo, quella guidata da José Luis Rodríguez Zapatero, sarà parallela a quella della filosofa Victoria Camps, che lascia il suo posto di consigliere permanente aprendo così l’opzione per Fernández de la Vega torna a quella posizione che già ricopriva ai suoi tempi; o quel che è lo stesso, il capo del principale organo consultivo dell’Esecutivo continuerebbe ad appartenervi a vita se il Consiglio dei ministri lo accettasse. In mancanza di un solo anno di legislatura in assenza di anticipo elettorale, l’Esecutivo deve ora deliberare sulla sostituzione dell’ex alta carica del PSOE, che ha come sostituto il responsabile della prima sezione del Consiglio di Stato, Miguel Herrero y Rodríguez de Miñón, uno dei “padri” della Costituzione. L’ammissione delle dimissioni e l’eventuale nuova nomina potrebbero avvenire nella prossima riunione del Governo, martedì prossimo. Fernández de la Vega ha guidato oggi la regolare riunione settimanale dell’organo senza aver comunicato in tale ambito la sua decisione, conosciuta informalmente dagli amministratori e che le fonti consultate attribuiscono a ragioni personali derivate dall’esigenza che una posizione comporti che la suddetta ella combini con la presidenza della Fondazione Donne per l’Africa creata una decina di anni fa, un impegno sociale e solidale al quale si sente molto legata; ragioni personali che stanno dietro anche, aggiungono gli stessi media, al passo di lato con protagonista Victoria Camps. L’ormai dimessa presidente, 73 anni e con una lunga carriera professionale alle spalle, è stata nominata dal governo di Pedro Sánchez nel giugno 2018, quando il leader socialista ha rilevato Moncloa vincendo la mozione di censura contro Mariano Rajoy. Il mandato della persona che comanda il Consiglio di Stato scade con quello dell’Esecutivo in servizio, quindi al peso delle circostanze intime si potrebbe aggiungere in questo caso la possibilità che a María Teresa Fernández de la Vega fossero rimasti solo pochi mesi in la sua posizione., o perché Sánchez ha scelto di rinnovare la guida del Consiglio se rimane al potere, o perché il PP torna a Moncloa per mano di Alberto Núñez Feijóo. Il posto vacante lasciato da Camps nella settima sezione, la stessa in cui Fernández de la Vega era un tempo direttore permanente, le avrebbe permesso di tornare alla sua vecchia posizione e continuare nell’organo consultivo ma senza le responsabilità legate alla presidenza. Le fonti a conoscenza della decisione dell’ex numero due di Zapatero rifiutano che sullo sfondo della decisione vi siano discrepanze con l’Esecutivo che l’ha nominata. “Presta attenzione al 90% delle osservazioni dirette dal Consiglio”, affermano nel corpo. In qualità di massimo organo consultivo del Governo, la funzione principale del Consiglio di Stato è quella di emettere pareri sulle consultazioni formulate dai diversi ministeri, sebbene i suoi criteri non siano nella maggior parte dei casi vincolanti. Il Dirigente può richiedere la loro consulenza su qualsiasi questione al di fuori di quelle in cui la loro valutazione è obbligatoria per legge. Con la sua nomina quattro anni fa, Fernández de la Vega è diventata la prima donna a presiedere il Consiglio di Stato, carica in cui ha sostituito l’ex ministro del PP José Manuel Romay Beccaría. L’ormai dimessa ha lavorato nel corpo dal 2010, quando Zapatero l’ha nominata membro della commissione permanente, luogo in cui presumibilmente tornerà se Sánchez lo deciderà. A quel tempo, la sua missione era incentrata sull’analisi di questioni relative ai Ministeri dell’Istruzione, della Cultura o della Salute. Ed è stato allora, nel 2010, che ha lasciato l’atto di deputato, in quanto incompatibile con il suo incarico in Consiglio di Stato. Dal 1996 ha ricoperto ininterrottamente un seggio al Congresso. Dal 2004 al 2010 è stata vicepresidente dei due governi Zapatero, affiancandolo al portafoglio della Presidenza e con il portavoce dell’Esecutivo. In precedenza è stata Segretario di Stato per la Giustizia (1994-1996) e Segretario Generale del Gruppo Parlamentare Socialista al Congresso dal 1998 al 2004; vale a dire, anni in cui il PSOE si oppose ai governi presieduti da José María Aznar.