Particolare del dipinto trovato in Italia e che Picasso chiese di fare tra il 1935 e il 1937. / EFE
È un dipinto che il genio di Malaga avrebbe regalato all’amico e collega Paul Klee e in cui un serpente a sonagli circonda il volto del presidente nazista
RC Madrid venerdì 19 agosto 2022, 17:56 È stato presentato in Italia un dipinto attribuibile a Picasso, in cui il genio di Malaga carica Adof Hitler e rende omaggio all’amico e collega Paul Klee. Annalisa Di Maria, membro del comitato di esperti in Arte e Letteratura del Centro UNESCO di Firenze, assicura che a suo avviso non ci sono dubbi che si tratti di un’opera di Picasso. Ma riconosce che “l’opera al momento non gli può essere attribuita con certezza” e che “il dipinto dovrà essere indagato ulteriormente”. Se la paternità picassiana fosse confermata, sarebbe un pezzo di grande valore. Per Di Maria è un dipinto che Picasso avrebbe regalato a Klee, uno degli artisti più perseguitati dai nazisti, anche se la tela non compare in nessuno dei cataloghi delle opere di “arte degenerata” rubate o sequestrate dai nazisti chiamato. È un dipinto “molto scomodo” perché ridicolizza la figura del Führer, il che spiegherebbe perché è stato tenuto nascosto. Dipinto nello stile di Klee, è più che sarcastico con il presidente tedesco genocida il cui volto appare circondato da un serpente a sonagli e con le svastiche alle estremità. Klee e Picasso erano amici e si ammiravano. È noto che si incontrarono almeno due volte e che nel 1914 Klee realizzò un’opera per rendere omaggio a Picasso. Si ritiene che il pittore spagnolo avrebbe fatto lo stesso con questo dipinto, che appartiene alla collezione privata di una famiglia italiana, uno dei cui antenati lavorò in una stazione ferroviaria, dove si ritiene che il tessuto possa essere stato ritrovato. I primi studi sui pigmenti effettuati presso l’Università di Ascoli Piceno, nel centro Italia, avrebbero datato tra il 1935 e il 1937 l’opera che è stata intitolata ‘L’occhio del serpente’ – per il serpente a sonagli che ne segna il contorno del volto del dittatore Di María spiega che se la paternità di Picasso fosse confermata, ci troveremmo di fronte a una scoperta eccezionale e a un grande esempio della decisa opposizione e lotta di Picasso contro Hitler. L’autore carica Hitler con l’inclusione di alcuni elementi intollerabili per il Führer e il regime nazista, come il trucco del viso, il rossetto e una pipa, poiché Hitler odiava il tabacco. Sulle sue labbra compare la parola ‘Schweigen’ (zitto in tedesco), che potrebbe avere diverse interpretazioni, come il desiderio di mantenere segreta l’opera, di impedire che il suo autore venga perseguitato dai nazisti, o di denunciare la persecuzione e censura esercitata dal regime nazionalsocialista.
calligrafia corrispondente
Sebbene l’opera non sia firmata, l’esperto calligrafico Stefano Fortunati dopo averla analizzata ha sottolineato che l’iniziale ‘S’ di ‘Schweigen’ coincide con la grafia di Picasso. Per Di Maria ci sono molti elementi che rivelerebbero la paternità del pittore malgascio, come la forma degli occhi o delle labbra che sono “uguali” a quelle che si ritrovano anche nel ritratto che fece di Joseph Stalin, sebbene il la pittura è “un ibrido” tra le caratteristiche pittoriche dell’artista di Malaga e quelle di Klee, in quanto intesa come dono all’artista svizzero-tedesco. Di Maria aggiunge che l’analisi del dipinto ha stabilito che ci sono elementi chimici usati da Picasso in quel momento e che nel tempo li hanno scoloriti un po’ e hanno dovuto essere ritoccati. «L’opera merita di essere conosciuta, studiata ancora e vista da altri esperti per apprezzarne l’importanza. Senza dubbio, rappresenta una delle opere più importanti del 20° secolo come critico del nazismo. Una testimonianza di dissidenza, portatrice della verità di quegli orrori commessi da uno dei dittatori più sanguinari della storia. Solo un genio e un maestro dell’espressionismo con un profondo senso di struggente ironia avrebbero potuto creare un dipinto del genere”.