L’associazione dei datori di lavoro apre per aumentare le quote dei lavoratori autonomi fino a 400 euro

Subashi

Un piccolo commercio. / ARCHIVIO

Invia la sua prima proposta al Ministero della Previdenza Sociale in cui propone dodici sezioni che vanno da 212 euro a 329 euro già nel 2023, salendo gradualmente fino al 2025 per chi guadagna di più

Lucia PalaciosLa trattativa sul nuovo sistema contributivo per i lavoratori autonomi in base al loro reddito reale che il governo ha promesso a Bruxelles di avviare il prossimo anno non è stata paralizzata come si credeva a causa della crisi derivata dalla guerra in Ucraina, ma, con certe dosi di segretezza, è proseguito nelle ultime settimane. Ma ufficiosamente e non con tutte le organizzazioni. L’ultimo incontro pubblico del Ministero della Previdenza Sociale con le associazioni più rappresentative del gruppo e dei sindacati è stato più di un mese e mezzo fa, il 28 febbraio, ma durante questo periodo il dipartimento guidato da José Luis Escrivá ha mantenuto diversi contatti con UPTA e UATAE per cercare di concordare una nuova proposta, come confermato da questo giornale. Non con l’ATA, l’associazione di maggioranza che è integrata nel CEOE e che era stata esclusa da questa tornata di colloqui bilaterali rifiutando un nuovo aumento delle quote per i lavoratori autonomi in questi tempi di crisi e difendendo il ritardo nell’applicazione del nuovo sistema fino al 2025, come ha chiarito mercoledì l’associazione dei datori di lavoro in una dichiarazione congiunta inviata dalle tre organizzazioni (CEOE, Cepyme e ATA). I datori di lavoro hanno sottolineato di non aver partecipato ad alcun contatto informale che si sarebbe potuto tenere dallo scorso 28 febbraio e che l’ultima proposta di cui erano a conoscenza era quella presentata loro all’incontro di quel giorno. Tuttavia, e nonostante la rabbia che una presunta trattativa alle loro spalle ha generato in ATA, l’organizzazione guidata da Lorenzo Amor ora si sta muovendo e si sta impegnando a pieno nella trattativa inviando una propria proposta al ministero, cosa che non avevano fatto fino ad ora, e questo presuppone un aumento delle quote per chi guadagna più di 1.700 euro al mese, anche se progressivamente e un aumento sensibilmente inferiore all’ultimo che il governo aveva proposto. L’iniziativa degli imprenditori si basa su 12 fasce di contribuzione basate sul reddito reale e propone una tabella di compensi minimi che vanno da 205 euro a 329,7 euro per il 2023, anche se i compensi per chi guadagna di più salgono progressivamente fino a attestarsi a 400,4 euro nel 2025, l’anno in cui il sistema sarebbe stato rivisto. Fino ad un reddito di 1.300 euro, viene praticamente mantenuta l’ultima proposta del Governo del 28 febbraio, salvo che le basi minime della terza tranche (da 900 euro alla SMI) e della quarta tranche (dalla SMI a 1.300 euro) che sono aumentati rispettivamente a 960,6 euro e 1.150 euro. Viene inoltre rispettata la proposta che le imprese autonome, religiosi e familiari collaboratori, senza reddito, con perdite o redditi inferiori alla SMI, siano collocate nella terza tranche e paghino un contributo di 264,55 euro, che rappresenta una riduzione rispetto alla quota attuale corrispondente alla base contributiva minima vigente. Un’altra modifica rispetto alla precedente proposta è che i lavoratori autonomi il cui reddito è superiore alla SMI fino a 1.500 euro, per i quali è fissata una base contributiva minima di 1.150 euro, non vedrebbero aumentare la quota nel prossimo triennio. A partire da 1.500 euro, la base minima per sezione passa da 150 euro a 150 euro, da una base di 1.150 euro a una base di 2.050 euro per i lavoratori autonomi con redditi superiori a 3.620 euro. Le relative rate sono maggiorate dello 0,7% annuo ogni anno per la tranche da 1.500 euro e, da quella tranche, passano dal 2% annuo al 12% per la tranche più alta che pagherà 400,4 euro di quota nel 2025. La proposta , tuttavia, è subordinato al fatto che i lavoratori autonomi possano modificare la propria base contributiva fino a sei volte l’anno, la base per chi ha più di 47 anni è ininterrotta e resta inteso che detto sistema è di basi minime, il che significa che il lavoratore autonomo potrà scegliere liberamente di contribuire per una base superiore a quella che gli corrisponde con la sola limitazione della base contributiva massima esistente.

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